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venerdì 31 agosto 2012



L’Associazione Culturale Labmura
presenta

Kynodontas (Canino)
Un film di Giorgos Lanthimos
Grecia, 2009
Versione originale con sottotitoli in italiano
Prima visione

I genitori di una ricca famiglia tengono sotto reclusione i tre figli, due femmine e un maschio, nella loro enorme casa isolata dal resto del mondo. Essa non è un'imposizione violenta ma una condizione forzata per farli crescere e vivere privi di qualsiasi contatto esterno, al fine di non contaminarli con ciò che sta al di fuori dalle mura di casa. Essi prendono coscienza di tutto ciò e sono terrorizzati dal pensiero di varcare il loro cancello, solo il padre ha il diritto di uscire dall'abitazione per svolgere il suo lavoro da imprenditore, madre e figli vivono la loro vita totalmente all'interno della casa, ogni forma di comunicazione è soppressa, i ragazzi non hanno neanche un nome né sanno di doverlo avere. La famiglia vive una sorta di esistenza irreale, specie i ragazzi sviluppano attitudini da animali domestici, hanno un linguaggio distorto e non sanno associare parole come mare o autostrada o telefonino, tutti termini il cui significato reale viene nascosto (per loro, gli aeroplani sono solo dei piccoli giocattoli volanti e gli zombie sono dei piccoli fiori gialli, mentre Il gatto viene descritto come una bestia feroce da cui non ci si può difendere). Non solo: il padre ha anche detto loro che un bambino è pronto per uscire di casa solamente quando il proprio dente canino destro (o sinistro, indifferentemente), cadrà e che fino ad allora i ragazzi devono rimanere in casa. Il padre, per concedere al figlio maschio di sfogare i suoi istinti sessuali, permette ad un'addetta alla security che lavora presso la sua azienda di interagire con la famiglia. Sarà proprio questa presenza esterna ad inanellare lo sconvolgere di questi maniacali equilibri.


VENERDI’ 31 AGOSTO ore 20.00
Spazio culturale “Il Funduk”
via Santa Maria Dei Greci, 38
AGRIGENTO

venerdì 24 agosto 2012

Goffredo Fofi introduce Vittorio De Seta.

Bella serata dedicata ai documentari di Vittorio De Seta, ecco le foto dell'evento ed il link dell'articolo su grandangolo di Diego Romeo, più un video del 28 Agosto 2009 Con Vittorio De Seta e Goffredo Fofi, in cui viene presentato un cofanetto, "Il mondo perduto"  che contiene gli straordinari  documentari del maestro De Seta


http://www.grandangoloagrigento.it/goffredo-fofi-ricorda-vittorio-de-seta/

http://www.canicattinotizie.net/cultura/la-citta-dei-templi-rende-omaggio-a-vittorio-de-seta/
Foto di Diego Romeo




Danilo Di Gesù e Goffredo Fofi
Beniamino Biondi e Goffredo Fofi




Fotogramma proiezione


Passeggiata in centro storico con Goffredo Fofi, Settimio Biondi e Tano Siracusa

Oggi pomeriggio prima della serata al Funduk sui Documentari del Grande Vittorio De Seta il Dott. Settimio Biondi ha fatto da padrone di casa accompagnando il critico cinematografico Goffredo Fofi per le viuzze del centro storico. Passeggiata piacevolmente allietata dai continui cenni storici, aneddoti e aspetti socio-politici della Agrigento che fu e di quella che vorremmo diventi.
                                                                                                                            Giuseppe Greco
Foto di Giuseppe Greco


Foto di Giuseppe Greco


giovedì 23 agosto 2012

Articolo su AgrigentoNotizie

Agrigento, Piero Nissim in concerto fa pulsare il centro storico

Agrigento, Piero Nissim in concerto fa pulsare il centro storico

Canti Yiddish, ebraici e canzoni popolari toscane si sono alternati ai primi grandi successi di Fabrizio De Andrè nella loro forma più essenziale e minimalista

di Redazione 23/08/2012

Piero Nissim nel centro storico
Piero Nissim nel centro storico
Ieri sera, presso lo spazio culturale "Il Funduk", in pieno centro storico di Agrigento, si è esibito Piero Nissim. Il musicista di Lucca - con "Canto il mio mondo" e la partecipazione del chitarrista Francesco Guarneri - ha dato vita ad un concerto di canti Yiddish, ebraici e canzoni popolari toscane.

L'esperantista italiano ha allietato i presenti anche con canti di memoria e di speranza, ed in particolare con "Giorgio e Gino", in ricordo del padre Giorgio Nissim (medaglia d'oro al valore civile per il suo impegno d'opposizione al nazifascismo) e Gino Bartali.

AGRIGENTO, PIERO NISSIM NEL CENTRO STORICO

  • Agrigento, Piero Nissim nel centro storico
  • Agrigento, Piero Nissim nel centro storico
  • Agrigento, Piero Nissim nel centro storico
  • Agrigento, Piero Nissim nel centro storico
  • Agrigento, Piero Nissim nel centro storico


La seconda parte del concerto è stata dedicata a De Andrè quando ancora nei 45 giri si firmava solo "Fabrizio". Un viaggio nel repertorio che è andato da "Il Testamento" alla "Ballata dell'eroe", da "Fila la lana" alla "Guerra di Piero" riproposti nella loro forma essenziale, volutamente minimalista: voce e chitarra e, all'occorrenza, il suono vibrante di un'armonica a bocca, rispettando lo spirito in cui questi brani furono scritti.

Sono stati tanti i cittadini accorsi all'evento. L'attività condotta sapientemente da Beniamino Biondi, insieme all'associazione culturale "LABmura", sta rivitalizzando il centro storico contribuendo al dinamismo intellettuale in città.

Lo spazio culturale "Il Funduk" non si ferma. Stasera, 23 agosto, in via santa Maria dei Greci, verranno proiettati alcuni documentari di Vittorio De Seta che trattano la vita quotidiana e del lavoro nell'Italia insulare: pescatori, contadini, pastori e minatori in Sicilia e Sardegna.

Interverrà, parlando di De Seta, Goffredo Fofi: scrittore e intellettuale tra i più famosi ed incisivi d'Italia.

(rgf)


Potrebbe interessarti:http://www.agrigentonotizie.it/eventi/concerti/piero-nissim-centro-storico-agrigento-23-agosto-2012.html
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Stralcio Articolo di Ausilia Eccelso


"proseguo la passeggiata per Santa Maria dei Greci e fortunatamente e come da previsione, si stava svolgendo la Messa motivo per il quale, da un lato abbiamo potuto vedere l´interno, dall´altro per non disturbare non abbiamo potuto visitarla veramente ma ci siamo limitati ad ammirare quanto facilmente e immediatamente fruibile per non disturbare il rito in atto.


Quando usciamo faccio vedere che accanto alla chiesa si trova un centro culturale "Il Funduk" un centro che è vivo e fa delle iniziative bellissime e tutto si deve all´amore di alcuni giovani agrigentini che vogliono, credono e pretendono un futuro diverso per Agrigento e fanno cultura facendo affidamento solo su loro stessi, ma nel contempo devo spiegare che, per un po´ di tempo, arrivare in questo spazio culturale è stato difficile perché... beh, perché un palazzo del ´700 è stato lasciato cadere lì vicino proprio per quella mancanza di cultura che i ragazzi del Funduk combattono".


Grazie Ausilia per le generose parole da te scritte sui quotidiani online La Valle dei Templi e bellaciaoag, chi volesse leggere l'interessante articolo per intero può cliccare i link sottostanti.


http://www.lavalledeitempli.net/2012/08/18/tassa-di-soggiorno-ausilia-eccelso-scrive-al-sindaco-di-agrigento/


Piero Nissim, canto il mio mondo.

Stasera il Funduk si è ristretto! Oppure si è allargato il suo pubblico, fatto sta che poche ore fa non tutti hanno potuto godere lo spettacolo da posizione ottimale. Chi appoggiato al muro, chi in punta di piedi, chi addirittura ha rinunciato... insomma questi signori oggi hanno proprio esagerato, al punto tale da convincere una turista francese a non partire questa sera ma rimandare la partenza a domani per potere godere della bella performance di Piero Nissim, Inaudito! Fermate questi signori che trattengono i turisti ad Agrigento!!!
Di seguito il link dell'articolo su Grandangolo di Diego Romeo, con intervista all'autore e fotogallery.

                                                                                                                              Giuseppe Greco
http://www.grandangoloagrigento.it/piero-nissim-in-concerto-al-funduk-intervista-e-fotogallery-di-diego-romeo/

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/08/22/giorno-notte.pa_028giorno.html?ref=search

Foto di Diego Romeo

Foto di Diego Romeo
Foto di Diego Romeo
Foto di Tano Siracusa

mercoledì 22 agosto 2012

Omaggio a Vittorio De Seta




L’Associazione Culturale Labmura
in collaborazione col
Centro Culturale Editoriale Pier Paolo Pasolini
presenta

Omaggio a
Vittorio De Seta
con proiezione di alcuni suoi documentari

Interviene GOFFREDO FOFI

Negli anni 1950 De Seta ha girato una serie di brevi documentari che trattano della vita quotidiana e del lavoro nell'Italia insulare: pescatori, contadini, pastori e minatori in Sicilia e Sardegna.
Rendere omaggio a Vittorio De Seta significare scoprire le tradizioni scomparse del Sud Italia e l’opera di un regista appartato e aristocratico – definito da Martin Scorsese come “un antropologo che si esprime con la voce di un poeta” – che ha anche rappresentato uno dei casi più gravi di rimozione culturale del paese.
A parlare di De Seta interviene Goffredo Fofi, scrittore e intellettuale tra i più famosi ed incisivi d’Italia.

GIOVEDI’ 23 AGOSTO ore 20.00
Spazio culturale “Il Funduk”
via Santa Maria Dei Greci, 38
AGRIGENTO

Al termine della serata verrà offerto a tutti i partecipanti un piccolo aperitivo.


 Piero Nissim in Concerto
CANTO IL MIO MONDO
con la partecipazione di Francesco Guarneri
(chitarra solista)
La tradizione yiddish ashkenazita, i canti ebraici,
la canzone popolare toscana, la Memoria oggi.

Una parte del Concerto sarà dedicata a un
OMAGGIO A DE ANDRE'
"Quando ancora si firmava <Fabrizio>"
Un viaggio nel repertorio del "primo" De Andrè, quando ancora nei 45 giri si firmava solo Fabrizio: "Il Testamento", "La Ballata dell'eroe", "Fila la lana", "Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers", "La guerra di Piero" e tanti altri brani riproposti nella loro forma essenziale, volutamente minimalista: voce  e chitarra e, all’occorrenza, il  suono vibrante di un’armonica a bocca. Rispettando lo spirito in cui questi brani furono scritti. Semplici, non facili…


Piero Nissim. Dal 1967 al 1970 fa parte del Nuovo Canzoniere Italiano e tiene  concerti in tutta la Toscana con Rosa Balistreri e Caterina Bueno.  Per “ I Dischi del Sole“ incide due LP con brani  suoi e di altri autori, il primo disco con la direzione artistica di Giovanna Marini, il secondo di Gualtiero Bertelli.
Nel 1972 si trasferisce a Palermo e da lì nasce il “Teatro Operaio”, uno strumento di testimonianza e di memoria storica che porta i suoi spettacoli itineranti nell’Italia del sud e all’estero fra gli emigrati italiani. Collaborano con lui in questa esperienza - unica nel suo genere - che precorre i tempi dell’attuale teatro di denuncia civile, Enzo Del Re, Alfredo BandelliAntonio Giordano, Pino  Veneziano e altri musicisti.    
Nel 1976 costituisce una Compagnia di Teatro di Burattini – il “Crear è bello” Teatro di Burattini di Pisa – che in pochi anni diventa una delle più note e apprezzate Compagnie italiane nel campo del Teatro di Animazione.
A tutt’oggi questo rimane il suo impegno artistico principale, anche se continua a comporre:sue sono  le musiche di scena per gli spettacoli del proprio gruppo teatrale mentre porta avanti anche una personale ricerca sul rapporto fra musica e poesia, creando nuove melodie su testi di vari poeti:da Rilke Goethe, daHeine a  Emily Dickinson, da Giuseppe Bonaviri a Eduardo De Filippo. Come ha  dedicato la sua attenzione  alla produzione poetica di Federico Garcia Lorca, musicando numerose Canciones.
Nel 2005 torna a cantare in pubblico, con un Concerto di canti Yiddish e canti ebraici  - Mayn Lidele. Nel maggio 2007, presenta un nuovo concerto sulla prima produzione musicale di Fabrizio De Andrè. Il suo successivo CD – Giorgio e Gino. Canti di memoria e di speranza in ricordo del padre Giorgio Nissim e di Gino Bartali – realizzato a Trieste con la collaborazione di Davide Casali e l'Associazione "Musica Libera", è stato presentato in concerto alla Leopolda di Pisa il 27 gennaio 2008 per il Giorno della Memoria. Mentre il suo ultimo lavoro – CD e concerto -  “Bialik e gli altri. La poesia ebraica come testimone”  dedicato a vari poeti ebrei dal 1000 ai contemporanei, tradotti in italiano da Jack Arbib e musicati dallo stesso Nissim con armonizzazioni di Arduino Gottardo, ha debuttato al Museo Piaggio di Pontedera il 27 gennaio 2011.
Nel giugno del 2011 ha presentato a Pescia, presso l'ACIT (Associazione Culturale Italo Tedesca) il suo nuovo Concerto di Lieder del Romanticismo tedesco:"Alte neue Lieder" con sue musiche e con armonizzazioni di Franco Meoli che lo accompagna al pianoforte. Il Concerto è stato replicato più volte e nel febbraio 2012 ha debuttato anche a Pisa alla Domus Mazziniana con la partecipazione eccezionale di Carla Rita Vero,mezzosoprano all'Opera International de Paris.



MERCOLEDI’ 22 AGOSTO ore 20:00
Spazio culturale “Il Funduk”, via Santa Maria Dei Greci, 38

domenica 19 agosto 2012

Conversazioni con Tano Siracusa

Approdi (al) Funduk. Video e fotografia.


Approdi (al) Funduk. Video e fotografia.
Copyright del video dei rispettivi proprietari.
Segnala abusi.
Le serate akragantine al Funduk – Approdi (al) Funduk (di cui vi ho dato notizia in un altro articolo)- hanno dato il via al dialogo con grandi fotografi siciliani, noti a livello nazionale, per indagare un ambito del visuale la cui dignità artistica è ancora poco nota: il video. Il 27 luglio se ne è parlato con un maestro d’eccezione, Tano Siracusa, il quale si è cimentato nel montaggio di alcuni video -presentati durante la serata- relativi a sette portfolio ormai noti, a cominciare da Con i suoi occhi.

«Il video sta al confine, in uno spazio di transizione tra la fotografia e il cinema, tra il carattere discreto delle foto e quello continuo della sequenza filmica. Come al cinema, davanti a un video, siamo già dentro la cornice, il mondo è stato neutralizzato, sospeso, messo tra parentesi. Ed è in fondo quello che accade osservando delle fotografie: le vediamo immerse nel flusso della nostra esperienza sensoriale, visiva ma anche acustica. Per 'guardarle' dobbiamo astrarle dal contesto, costruire attorno a esse una cornice ideale».
Nella cultura del visuale, il video occupa una posizione immeritata ma poco opinabile poiché è ancora troppo limitato il numero di artisti che hanno indagato fino in fondo il territorio di confine che esso abita; un territorio «all’apparenza povero di risorse linguistiche», sostiene Siracusa. È proprio per questo però che «viene una gran voglia di andare a vedere che cosa c’è oltre».
I sette video presentati al Funduk –Ad Agrigento, Essaouira, Argentina, San Leone, Altri sud, San Calò, Con i suoi occhi- sono stati realizzati da Siracusa in una decina di giorni. Cimentarsi nel montaggio ha permesso all’artista di esplorare le potenzialità del mondo del video e il livello di artisticità necessario per la realizzazione della sequenza.
Il fotografo ha tentato di limitare l’autoritarismo emotivo del flusso musicale, che impedisce spesso a quello visivo di poter cogliere la qualità delle fotografie montate. Per non rischiare di costringere le immagini a una funzione meramente illustrativa della musica, Siracusa ha così inserito qualche piccolo delay visivo, che sveglia lo spettatore costringendolo a una decodifica personale della visione: un modo per limitare il dispotismo acustico del linguaggio del video attraverso volute eccezioni al rigore del montaggio.

«Il video sottrae le parole alla fotografia –la didascalia o il testo esplicativo. Esso dunque da un lato toglie un elevato coefficiente di informazioni di tipo razionale e dall’altro aggiunge la musica che orienta l’osservatore verso una decodifica emozionale delle immagini. Il linguaggio del video è perciò molto più autoritario di quello di una mostra: vedi le immagini per la durata, nella successione, dentro il movimento e con la musica che io ho scelto per te. Eppure paradossalmente esso è anche più libero proprio perché deraglia dai binari della comunicazione logico-razionale».
Sebbene alcune delle musiche siano state scelte dal fotografo per contrasto e altre per affinità con i contesti mostrati dalle foto, la ratio che Siracusa ha perseguito è stata di prediligere la musica che maggiormente riflette la percezione che egli stesso ha “sentito” dei luoghi o degli eventi fotografati; percezione che, secondo Siracusa, le foto senza il supporto musicale potrebbero non riuscire a suggerire. Spesso così le note immergono le immagini in un’atmosfera straniante, se non addirittura spiazzante, pur se sempre plausibile. Dai video presentati emerge l’anima bressoniana di Tano Siracusa, votata al reportage fotografico e dunque più affine ai docuvideo piuttosto che al cliché forse troppo prestrutturato dei video musicali.
I sette portfolio utilizzati per i video –in parte visibili sul sito del fotografo- sono superlativi. Non possiamo limitarci a dare un’occhiata quando siamo di fronte agli scatti di Siracusa: le immagini ci attraversano, rendendoci abitanti di uno spazio-tempo non nostro e abitati dagli sguardi, dai luoghi, dalle atmosfere, dalle architetture che in quelle foto, per dirla con Valery, cantano. Cantano a tal punto che forse nei video la musica sembra a volte spiazzante perché la melodia che le immagini diffondono è impareggiabile, perché l’armonia di ciascun portfolio nasce da un ritmo connaturato che non può essere piegato da ragioni tecniche.

Il 31 agosto alle ore 19.30 la conversazione con i maestri della fotografia continuerà con l’intervento di Franco Carlisi e la presentazione di alcuni video fotografici. Non mancate.

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Approdi (al) Funduk
Rassegna culturale di cinema, teatro e fotografia
A cura di Beniamino Biondi, Francesco Catalano, Lia Rocco, Tano Siracusa
Con la collaborazione di Francesco Siracusa
Sede: Il Funduk, via Santa Maria dei Greci, Agrigento
Promotore e organizzatore: Associazione culturale LABmura
Dal 21 luglio al 12 ottobre 2012
Ingresso gratuito

Video e fotografia (I parte)
Conversazione con Tano Siracusa e proiezione dei video

Ad Agrigento, Essaouira, Argentina, San Leone, Altri sud, San Calò, Con i suoi occhi
27 luglio 2012

Inserita il 18 - 08 - 12
Giusy Randazzo

martedì 14 agosto 2012

Fermate (se potete) questi signori del "Funduk" - Articolo pubblicato su Grandangolo online

Nella Foto da destra a sinistra Beniamino Biondi, Francesco Catalano, Alessandra Micheletti, Fabrizio Graceffa.
Fermate (se potete) questi signori del "FUNDUK"
THE TEMPTATION OF ST. TONY
no, non è possibile che questi signori che bazzicano il Funduk,  si sottraggano nella "morente cittaduzza" al controllo clientelare dell'"amicioneria" agrigentina e prendano il volo senza chiedere fondi a nessuno ma compiaciuti solamente dalla loro autarchica comunicazione.

da sin. a destra Danilo Di Gesù, Beniamino Biondi, Lia Rocco
No, davvero, questa gente progressista e ingenuamente rivoluzionaria va fermata in tempo e fatta rientrare nei cupi recinti del tran tran cittadino. Avevano iniziato alla chetichella senza manco un programma ciclostilato. Adesso invece sfoderano un programma che pochi hanno avuto il coraggio di riportare su giornali, blog e tv. E hanno ragione, perché come si fa a dare voce ad un film come "Uzak" del turco ceylan che ti ripassa la lezione di Antonioni su alienazione ed eclisse dei sentimenti. La Città ne è immune, Sagra e festa di San Calò passando per il Venerdì Santo sono il toccasana, la medicina omeopatica contro modernismi, post modernismi, restaurazioni e quisquilie varie. Il resto lo regaliamo a Damasco per confortare i ribelli al regime di Assad oppure, bene che vada, a Nuova Dehli per allietare il soggiorno ai nostri Marò. Quì ci consoliamo con Pirandelli manipolati e con "la sagra del signore della nave" ridotta ad una passerella di giochi d'infanzia e di tradizioni perdute (molte delle quali è meglio perdere). Dicevamo di questi signori del Funduk partiti alla chetichella e che invece nascondono tra le pieghe del programma le inquetudini fotografiche di Tano Siracusa, le pitture aliene di Crizzo e Vella, le tentazioni di Sant'Antonio sotto le mentite spoglie filmiche di un industriale estone con tutti i suoi problemi esistenzial-capitalistici. Chissà che direbbe Confindustria. Però, ragazzi, giunti a questo quarto appuntamento del funduk che andiamo a raccontarvi, diciamocelo francamente, la misura è colma. Nientemeno l'attrice Lia Rocco, impenitente e coriacea, rotta a tutte le Erinni pirandelliane, si è presa il lusso di rivolgere all'inclito pubblico la richiesta "la verità, vi prego, sull'amore". E nel farlo è andata a scovare i versi di Auden (più famoso per quella poesia finita nel film "Quattro Matrimoni ed un Funerale") E non contenta  si è fatta accompagnare alla chitarra da Fabrizio Graceffa docente di musica in diverse associazioni romane e dalla Soprano Alessandra Micheletti che sulle scene nazionali ha interpretato, tra l'altro, la santuzza di Cavalleria Rusticana, Floria della Tosca e "Nedda nei pagliacci" di Leoncavallo. e non ancora sodisfatta, Lia Rocco ci ha raccontato la favola di "Colapesce" che da tempi immemorabili stà lì, sotto il mare dello stretto di Messina, a sostituirsi ad una fradicia colonna che sorregge la Trinacria. L'insinuazione è grave detta nella metafora dei tempi che attraversiamo. Cosa vuol dirci Lia Rocco, che colapesce ha il posto fisso? Che non è un precario o forse voleva additarcelo come un eroe dell'"Autonomia Siciliana"?
Buttanissima è l'autonomia siciliana- avvertiva qualche giorno fa sul "Foglio" Pietrangelo Buttafuoco in una lettera indirizzata a Berlusconi e lo invitava a candidarsi come governatore siculo. Caro e dolcissimo cavaliere, la Sicilia è persa, non c'è più lo zingaro, bellolampo, le smaglianti fetenzie Palermitane, non c'è più Ingroia andato a combattere la vera Mafia in Guatemala. Qui "li squagliacquazzina" di Sicilia non riescono ad essere più mafia, perché, caro Cavaliere, anche l'onorata società non è più quella di una volta". E allora ditemi se con questa temperie siciliana siano tollerabili le insinuazioni di Lia Rocco. Per questo, fondatissime sono le perplessità di quanti non pubblicano i comunicati stampa del Funduk ( Ad eccezione di Grandangolo e lavalledei templi.net)  ed è giusto che sia così perché questi del Funduk non pagano e non si fanno pagare (che è il massimo delle minchionerie), sfoggiano la loro comunicazione in maniera gratuita e vogliono rischiare le critiche fino in fondo. Solo alla fine della serata chiedono una libera offerta per i tiepidi panini offerti da un forno li vicino. Un'offerta disarmante, come si vede, per non farsi sorprendere dall'accusa Pasoliniana che nel film "Uccellacci e Uccellini" definiva "dentisti-dentisti" i partecipanti a convegni che finivano ineluttabilmente con "una mangiata". Anche il Centro Pasolini ha voluto evitare questa accusa e si è aggregata al Funduk pagando viaggio e alloggio a Goffredo Fofi che il 23 Agosto presenterà i film del grande Vittorio De Seta, quello di "Banditi a Orgosolo". Ma le chicche cinematografiche non sono finite, oltre a quella delle "tentazione di san Tony" del lituano ounpuu proiettato il 2 Agosto in prima visione e di cui ha già scritto Beniamino Biondi con il tono adeguato di chi ha pubblicato una decina di libri sul Cinema: c'è da essere sinceri a costo di apparire maligni, ma siamo del parere che un solo fotogramma di un  film come " The Temptations of St. Tony " valga tutto il minimalismo ipocrita del Cinema italiano degli ultimi anni, molto più dello sciocco manicheismo socialdemocratico del Teologo Nanni Moretti o della calligrafia del consumatore medio del Mediocre Crialese. Il Cinema è sempre altrove. Ma Biondi andrà ben oltre il 7 settembre presentando il Film "Kinodontas" (addirittura in prima visione italiana) del greco Lanthimos il quale lavorando sulla messa in discussione del modello familiare e della figura paterna, che da simbolo rassicurante si trasforma in elemento cardine di un disegno educativo violento, costruisce una parabola  complessa ed agghiacciante sul totalitarismo. Secondo il regista l'origine è da rintracciare in una situazione di malessere di cui non esiste speranza alcuna, dove si è sovente umiliati e torturati mentalmente. Tutto ciò finisce per  spingere le persone ad afferrare una ideologia, ossia un'idea seducente che diventa pericolosa quando è innalzata a principio assoluto. E se si considera assoluto un principio o un ideale, questo perde umanità e porta al terrorismo. Kinodontas ci precipita in un universo repressivo, dominato dall'assurdo, da regole velleitarie, da una manipolazione continua, da una crudeltà sottile e perversa, da un lavaggio del cervello permanente, da una distorsione sistematica del significato delle cose. Scriveva Pier Paolo Pasolini ( e non vi diciamo dove cercatelo su internet) " Gli artisti devono fare e i critici difendere, e tutti i democratici appoggiare in una decisiva lotta dal basso - delle opere estremistiche, tali da riuscire inaccettabili anche alle più larghe vedute del nuovo potere".
Ci dispiace per lo sciovinismo, ma per adesso è solo il Funduk a farcelo ricordare.


                                                                                                                                       Diego Romeo


Foto di Tano Siracusa

lunedì 13 agosto 2012

Recensione sul Cinema d'Autore apparso su AL CINEMA.ORG

Uzak
Copyright del video dei rispettivi proprietari.
Segnala abusi.
Nuri Bilge Ceylan è il regista turco di C'era una volta in Anatolia (2011) -nelle sale italiane dal 15 giugno- al quale dobbiamo Uzak (2002), di cui è anche sceneggiatore e direttore della fotografia. La trama è semplice, quasi banale. Mahumt è un uomo in piena crisi esistenziale. Ancora innamorato della ex moglie, ha la passione per la fotografia che deve piegare alle esigenze dell’azienda per cui lavora. Il suo obiettivo si prostituisce per insignificanti fotografie di piastrelle.Yusuf, più giovane, è il cugino che arriva fresco di licenziamento dalla campagna per cercare lavoro in città. Nel frattempo Yusuf spera anche di trovare l’amore. Non troverà né l’uno né l’altro. I due cugini convivono con difficoltà sempre più evidenti, a causa delle loro diversità caratteriali. La nevrosi del cittadino Mahumt si rivela quasi subito, così come la svogliatezza di Yusuf. Il loro carattere è il vero demone che li possiede e li domina, impedendo loro nell’ambiente domestico di usare una salvifica maschera sociale, che all’esterno rende di solito -quantomeno- accettabili. Una maschera peraltro necessaria per non condividere con gli altri l’intimità del proprio modo di essere e di stare al mondo. La convivenza diviene in tal modo claustrofobica; una sensazione che pervade l’intera pellicola, insieme con la distinta percezione del disincanto, evidente nella vita di Mahumt, a cui lentamente il quotidiano fa approdare. Una pellicola geometrica che si chiude nel momento giusto, nel modo giusto e con l’azione giusta: Mahumt fuma le sigarette del cugino che qualche giorno prima aveva definito disgustose.

Lentissimo questo film d’autore -splendidamente introdotto e commentato nella serata agrigentina Approdi (al) Funduk daBeniamino Biondi-, la cui proiezione dopo dieci anni dall’uscita è stata lungamente applaudita nella suggestiva cornice dello spazio culturale Il funduk, nel cuore del centro storico della Città dei Templi. Ma Uzaknon è un film facile, soprattutto per l’uomo occidentale abituato ai ritmi cittadini e televisivi; per quest’uomo occidentale disumanizzato, insomma. Così qualcuno, nel bel mezzo della proiezione, è andato vialamentando che il film fosse troppo noioso. Noioso? Sì, perché racconta del quotidiano e del «carattere distruttivo del quotidiano» per dirla con Benjamin. Lo inquadra, lo mostra, lo analizza, lo segue. Sempre con una cura maniacale per i particolari. Non si lascia sfuggire nulla. Come se il regista avesse fatto proprio il monito che il fantasma di Fedro aveva appreso dall’architetto di Megara, Eupalinos: «Nell’esecuzione non esistono particolari» (P. Valery, Eupalinos, Mondadori, Milano 1947, p. 79). Tutto è importante, tutto è straordinario; oppure tutto è segnato da uno stesso basso continuo, uguale e monotono, monocorde e ripetitivo, che rende l’intero semplicemente eccezionale.È l’eccezionalità del quotidiano che Ceylan ci presenta. Il quotidiano che giornalmente frequentiamo, che abitiamo magari diversamente da Mahumt e Yusuf, anche se il perimetro in cui ci si muove è proprio quello. Non c’è dubbio. E noi preferiamo credere che esso non sia tanto banale e noioso, distruttivo e depauperante, ma che sia straordinario, mentre la sua eccezionalità sta tutta nel suo essere pedissequamente ordinario. Epperò, se lo vediamo rappresentato, un moto di angoscia ci spinge al rifiuto. Non siamo abituati alla verità. Giustamente Beniamino Biondi ricordava che non siamo più abituati neanche alla nostra terrestrità, tant’è che le lunghe riprese cinematografiche sulla natura -che a volte certi film d'autore ci propongono- sfiancano la maggior parte degli spettatori; siamo mondani. Veloci, inconsapevoli, ignari e cyborg. Non siamo a nostro agio col tempo terrestre, preferiamo ingannarlo velocizzando il divenire. E come si fa? Basta perdere la consapevolezza di ciò che si è. E il gioco è fatto. Come quando si dorme di sonno profondo. Allontanarsi da se stessi e dagli altri. Da qui il titolo del film: Uzakdistantlontano. Insomma, Ceylan mette in campo la verità: l’eccezionalità del quotidiano sta tutta nel suo carattere distruttivo. Basta un obiettivo, un badget minimo e il racconto delle giornate di quello che potrebbe essere il nostro vicino di casa per ritrovare la lentezza che si cela nella nostra vita frenetica. Lentezza intesa come adattività, come noia, svogliatezza, egotismo, distanza da sé e dall’altro.

«The path from Kasaba to Uzak reveals a film-maker whose register is subtly expanding, with a melancholic moral perspective, a sharp, understated wit and a keen eye for the revealing, ostensibly empty moments of everyday living. In Uzak Ceylan emerges as an ambitious geographer of city life,exploring the spaces that irrevocably separate people, both in the street and indoors» (Jonathan Romney, S&S, June 2004).

Così si leggeva sul numero di giugno del 2004 dell’autorevole rivista cinematografica Sight & Sound, che poi nel febbraio 2010 inserì il film di Nuri Bilge Ceylan –Uzak, per l’appunto- nella lista delle trenta pellicole più rappresentative del cinema del primo decennio del XXI secolo.  E intanto nel 2003, nella 56ª edizione del Festival di Cannes, Uzak si era aggiudicato due premi: il Grand Prix Speciale della Giuria e la Migliore interpretazione maschile.
Grazie, dunque, a Beniamino Biondi per avercelo riproposto.

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Uzak
Regia di Nuri Bilge Ceylan
Sceneggiaturae fotografia di Nuri Bilge Ceylan
Montaggio di Ayhan Ergürsel
Scenografia di Ebru Yapici
Con: Muzaffer Özdemir (Mahmut), Emin Toprak (Yusuf)
Turchia 2002


Inserita il 11 - 08 - 12
Giusy Randazzo