Articolo su Grandangolo
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basta un po di cherosene a Beniamino Biondi
Lettori fissi
martedì 28 maggio 2013
sabato 25 maggio 2013
giovedì 23 maggio 2013
Antonio Mazzeo Presenta il libro "Un ecoMUOStro a Niscemi"
In collaborazione con
La Libreria Galleria Capalunga
e
L’Associazione Culturale Labmura
Presenta
"Un ecoMUOStro a Niscemi"
(Sicilia Punto L Edizioni)
presentazione del libro di
Antonio Mazzeo
(giornalista e peace-researcher, ha conseguito il premio "Giorgio Bassani" di Italia Nostra per il giornalismo)
Interviene l’Autore
VENERDI’ 24 MAGGIO
ORE 17:00
LIBRERIA CAPALUNGA
VIA ATENEA, 123
AGRIGENTO
venerdì 17 maggio 2013
Divina Giumenta : Dall’etimo Akràgas all’evoluzione urbanistica di G...
Divina Giumenta : Dall’etimo Akràgas all’evoluzione urbanistica di G...: “Evoluzione urbanistica di Girgenti sul colle monumenti architettonici e loro attuale degrado”. È il tema di una conferenza-dibattito sul ...
martedì 14 maggio 2013
Conferenza-dibattito sulla Evoluzione urbanistica di Girgenti sul colle monumenti architettonici e loro attuale degrado.
L’Associazione Culturale Labmura
in collaborazione col
Centro Culturale Editoriale “Pier Paolo Pasolini”
hanno il piacere di invitarvi alla conferenza-dibattito sul Centro Storico di Agrigento
Evoluzione urbanistica di Girgenti sul colle, monumenti architettonici e loro attuale degrado.
Introduce e coordina
BENIAMINO BIONDI
Relaziona e colloquia
ING. ANGELO CUTAIA
Dopo un’introduzione sull’etimologia del nome Akragas e un breve excursus storico della Citta e delle sue varie dominazioni si giungerà a parlare del Centro Storico, della sua situazione attuale e delle possibili soluzioni da adottare per il recupero.
Al termine è previsto un dibattito con domande del pubblico.
VENERDI’ 17 MAGGIO
0RE 18:30
CENTRO CULTURALE P.P.PASOLINI
VIA ATENEA, 123
Agrigento
lunedì 6 maggio 2013
CATTIVE, IL DRAMMA DELLA VITA
Marcella Lattuca |
Giulia Lauria |
Giusy Carreca |
Una domanda resta impressa non appena varchi la soglia di uscita del Teatro della Posta Vecchia, dopo aver assistito a Cattive. Può la condizione umana arrivare a queste estreme e indicibili conseguenze sulla propria vita e soprattutto su quella di altri? Nel monologo di Giusy Carreca c'è tutta la pena e l'umiliazione subita dai deportati, condizione che ha spinto Primo Levi a chiedersi "se questo è un uomo" nel suo celebre quanto drammatico romanzo di testimonianza. In quello di Lia Rocco invece, affiora la pazzia. Condizione estrema cui si abbandona il suo personaggio, vessato e la cui sola colpa è stata quella di gridare il nome dell'assassino mafioso del marito. L'orco nel monologo di Marcella Lattuca è il padre, che assieme ad una madre debole ed accondiscendente consegna la carne della propria figlia ad uno squallido uomo che paga i genitori per averla. Il dramma di avere un padre Boss della Mafia è invece il monologo della giovane attrice, Giulia Lauria costretta a vivere la drammaticità della sua condizione di figlia, tanto da costringerla ad abbandonare prematuramente la scuola a seguito dell'arresto del padre e del successivo carcere duro. Il fallimento della propria vita matrimoniale ed il suo successivo rapporto deviato col cibo è il monologo di Rosa Maria Montalbano, che con una energica interpretazione aggredisce con il suo personaggio la vita e le sue delusioni, al pari dei succhi gastrici che nell'intestino aggrediscono scomponendolo il cibo. Una rappresentazione che ha attratto l'attenzione del pubblico sino al suo epilogo, sorprendendo piacevolmente gli spettatori. Sul testo dell'Autrice Francesca Cosentino il regista Beniamino Biondi ha operato una scelta che rompe con i soliti schermi teatrali agrigentini. Quel coraggio delle proprie scelte che è più importante della scelta stessa. Bisogna porsi delle mete per avere i coraggio di raggiungerle disse qualcuno, il regista sembra che se le sia proprio poste, nel voler vedere ad un momento Post-pirandelliano, per rappresentare la "forma" nuova del teatro agrigentino, un teatro sperimentale e di avanguardia. Giuseppe Greco
Rosa Maria Montalbano |
Lia Rocco |
Il Regista Beniamino Biondi tra le attrici per l'applauso Finale |
giovedì 2 maggio 2013
"CATTIVE"
"CATTIVE"
di Francesca Cosentino
con
Giusy Carreca
Marcella Lattuca
Giulia Lauria
Rosa Maria Montalbano
Lia Rocco
Musiche e sequenze di cinema
a cura di Beniamino Biondi
Assistente di Scena
Shirley Bongiovanni
Luci e Fonica
Tony Bruccoleri
Fotografia e Supporto Tecnico
Giuseppe Greco
Regia
Beniamino Biondi
4/5 maggio 2013
TEATRO POSTA VECCHIA
Salita Giambertoni, 13 – Agrigento
Sabato ore 21 – Domenica ore 18
Posto unico: 10 euro – Infoline: 0922.26737
Contatti: info@teatropostavecchia.it
Nota di Francesca Cosentino
Cattive è il titolo di una mini raccolta di monologhi al femminile destinata alla pubblicazione cartacea, rimaneggiata per l'occasione e trasformata in un'opera teatrale. E' uno schiaffo alla resilienza, a quell'arte di navigare sui torrenti , alla forza d'animo che Platone indicava la sua sede nel cuore, a quella proprietà che hanno i metalli di tornare alla loro forma iniziale, nelle protagoniste di Cattive, non ha il sopravvento, si tramuta in un cambiamento involutivo : la rinuncia di se stesse, piagate dagli eventi. Le Cattive sono 5 donne “colpevoli” di essere diverse perché' lontane dai nostri mondi perbenisti. Nella nostra società di mostri omologati e vincenti, le Cattive sono le imperfette, le eretiche, quelle fuori dal “coro” del lieto fine, incidentalmente struggenti dentro alle loro storie borderline. Controcorrente e scomode, raccontano le miserie umane e spogliate dell'innocenza, regalano quella poesia che soltanto la sofferenza diffonde. Hanno vite ruvide che scorrono parallele nel “così è stato “, non cercano l'affranco, ma un ascolto attento e consapevole, poiché' l'invisibile, il distante da noi, dalle nostre esistenze ovattate : ha voce , occhi ed un grande capitale di dolore che non va sprecato, ma protetto e non giudicato.
Nota di Beniamino Biondi
Cattive di Francesca Cosentino si compone di 5 differenti monologhi di donne che recitano il trauma della loro stessa vita. Nel tentativo di approfondimento del testo e soprattutto della sua problematica, resa con un linguaggio altamente lirico ed evocativo, la regia muoverà ad un passaggio di maturazione permettendo alle attrici di liberare emozioni profonde, manifestare angosce e utopie, riferendo emozionalmente agli spettatori quel che loro stesse rappresentano. Poiché tutti i testi sono differenti declinazioni simboliche di un sentimento esclusivo mosso in scena da alcune delle più rappresentative attrici della città, la rappresentazione tenderà ad un tono ieratico e scarno in una scenografia che accentui insieme la sofferenza della violenza e la liberazione dalla paura. Tutto ciò attraverso l’utilizzo alternato di numerose sequenze cinematografiche d’autore, senza un nesso apparentemente logico ma seguendo il principio ejzenštejniano del cosiddetto “montaggio delle attrazioni”, contaminazioni tra arie popolari balcaniche e musica elettronica, sovrapposizioni tra figure umane e feticci inumani sul mito della femminilità, sino alla conclusione che intende ricomporre una motivazione catartica non convenzionale e in ossequio agli esperimenti dell’avanguardia teatrale come pratica significante di riflessione intellettuale.
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