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domenica 21 ottobre 2012

Articolo di Diego Romeo


MIMMO GALLETTO AL FUNDUK


Un fantastico Mimmo Galletto in una sua scena (Foto Diego Romeo)





Biondi, Mimmo Galletto e Tano Siracusa
Lia Rocco

Beniamino Biondi e Mimmo Galletto (Foto Giovanna Lombardo)
Da settembre,per varie ragioni, la performance di Mimmo Galletto al Funduk era stata rinviata al 19 ottobre. Un’attesa che la numerosa affluenza di spettatori convenuti  l’altra sera presso lo Spazio Culturale di via Santa Maria dei Greci, può convincerci a definire febbrile.  Mimmo Galletto non si è mai offerto troppo “in pasto” allo spettatore. Molti anni fa lo abbiamo scoperto  e soppesato per merito di Giovanni Taglialavoro allora direttore di Teleacras che gli installò dinanzi una telecamera e con la  “scatoletta” televisiva gli creò  il più adatto trampolino di comunicazione per i suoi testi-fabliaux.  A teatro, la lontananza del palcoscenico, a nostro parere, non gli ha mai reso  giustizia e non si riusciva ad afferrare la straordinaria causticità  delle parole, dei tic, delle movenze del suo recitativo. Il primo piano televisivo invece  si trasformava in  una inondazione, un arrembaggio  tra risa, pianto e “scattacori”. Da allora la sua fama si è irrobustita e l’atteso evento  del Funduk , dopo la serata che gli aveva dedicato circa 5 anni fa  l’associazione “Labirinti” di Lia Rocco e Alfonso Gueli, ha costituito un felice ritorno. A vederlo gesticolare con  la sua sapiente regia delle mani, delle pause, dei soprassalti  scanzonati della voce  quando deve “doppiare” (poco) immaginari antagonisti e interlocutori, mi sono ricordato del discorso di Grillo la sera prima in piazza Stazione:”Avete sole, arte, mare,cibo, cultura, ma che minghia volete di più .Fateli girare”. Ecco, se  Beppe Grillo avesse conosciuto Galletto lo avrebbe citato e lo facciamo noi rincarando la dose, nel senso che l’altra sera al Funduk  è come se la città gli avesse assegnato un piccolo Nobel, un risarcimento tardivo  che questo spazio culturale di via Santa Maria dei Greci dovrebbe rassegnarsi a tributare  con insindacabile giudizio popolare e fuori dalla vuotaggine insulsa di certe rappresentazioni teatrali nostrane. Vuotaggine che rischia ormai di coinvolgere  le messinscene non solo di Pirandello et similia ma  che riguardano anche  Sciascia. Non per nulla  alcune settimane fa, Matteo Collura , il più attento e accreditato biografo dello scrittore racalmutese nel ricevere il Premio Sicilia annotava”Meno male che Sciascia non c’è più, si è risparmiato i dolori del nostro tempo”. Per fortuna Mimmo Galletto si rappresenta da se, riempie i pochi metri quadrati della sua scena, e anche in un contesto storico-sociale (sotto pochi aspetti) cambiato, ripete l’impatto di queste storie sul pubblico Impatto che  continua ad essere forte, immediato, capace di far emergere emozioni,  pensieri  e ideali  condivisi di partecipazione.. Semplicemente speriamo che questa esperienza: incoraggi un qualche passaggio di testimone tra le generazioni, perché continui a rinnovarsi la tradizione di quel teatro popolare e ‘politico’, che è alla radice della nostra cultura e del modo di essere attori, autori, registi..Appagante nel suo teatro  la vendetta creativa contro la sopraffazione dei poveri, degli analfabeti, dei deboli, e la cosa più sorprendente è che anche di queste "categorie" castigat mores utitlizzando critiche, ora satiriche, ora rabbiose, a chi di queste sopraffazioni ( e definizioni) è responsabile.Ce n'è per tutti, perfino per il concetto stesso di democrazia, che non è che " la maschera sorridente di una borghesia capitalistica aggressiva e cinica". Mimmo Galletto dal popolo impara e al popolo restituisce. un filtraggio sopraffino, una offerta di liberazione per lo spettatore  e per lo stesso teatro che "finisce muore e bisogna ritrovarlo" -ammoniva il grande Eduardo De Filippo- e per questo occorre una grande capacità di rinnovamento e di lavoro su se stessi da parte di tutti coloro che partecipano a questa avventura. Per la cronaca, il Funduk resta in campo e sta affilando altre armi per un’altra “consueta” stagione di offerte e proposte culturali.

Diego Romeo

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