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giovedì 2 maggio 2013

"CATTIVE"


"CATTIVE"
di Francesca Cosentino
con
Giusy Carreca
Marcella Lattuca
Giulia Lauria
Rosa Maria Montalbano
Lia Rocco

Musiche e sequenze di cinema
a cura di Beniamino Biondi

Assistente di Scena
Shirley Bongiovanni

Luci e Fonica
Tony Bruccoleri

Fotografia e Supporto Tecnico
Giuseppe Greco

Regia
Beniamino Biondi


4/5 maggio 2013
TEATRO POSTA VECCHIA
Salita Giambertoni, 13 – Agrigento
Sabato ore 21 – Domenica ore 18
Posto unico: 10 euro – Infoline: 0922.26737






Nota di Francesca Cosentino
Cattive è il titolo di una mini raccolta di monologhi al femminile destinata alla pubblicazione cartacea, rimaneggiata per l'occasione e trasformata in un'opera teatrale. E' uno schiaffo alla resilienza, a quell'arte di navigare sui torrenti , alla forza d'animo che Platone indicava la sua sede nel cuore, a quella proprietà che hanno i metalli di tornare alla loro forma iniziale, nelle protagoniste di Cattive, non ha il sopravvento, si tramuta in un cambiamento involutivo : la rinuncia di se stesse, piagate dagli eventi. Le Cattive sono 5 donne “colpevoli” di essere diverse perché' lontane dai nostri mondi perbenisti. Nella nostra società di mostri omologati e vincenti, le Cattive sono le imperfette, le eretiche, quelle fuori dal “coro” del lieto fine, incidentalmente struggenti dentro alle loro storie borderline. Controcorrente e scomode, raccontano le miserie umane e spogliate dell'innocenza, regalano quella poesia che soltanto la sofferenza diffonde. Hanno vite ruvide che scorrono parallele nel “così è stato “, non cercano l'affranco, ma un ascolto attento e consapevole, poiché' l'invisibile, il distante da noi, dalle nostre esistenze ovattate : ha voce , occhi ed un grande capitale di dolore che non va sprecato, ma protetto e non giudicato.



Nota di Beniamino Biondi
Cattive di Francesca Cosentino si compone di 5 differenti monologhi di donne che recitano il trauma della loro stessa vita. Nel tentativo di approfondimento del testo e soprattutto della sua problematica, resa con un linguaggio altamente lirico ed evocativo, la regia muoverà ad un passaggio di maturazione permettendo alle attrici di liberare emozioni profonde, manifestare angosce e utopie, riferendo emozionalmente agli spettatori quel che loro stesse rappresentano. Poiché tutti i testi sono differenti declinazioni simboliche di un sentimento esclusivo mosso in scena da alcune delle più rappresentative attrici della città, la rappresentazione tenderà ad un tono ieratico e scarno in una scenografia che accentui insieme la sofferenza della violenza e la liberazione dalla paura. Tutto ciò attraverso l’utilizzo alternato di numerose sequenze cinematografiche d’autore, senza un nesso apparentemente logico ma seguendo il principio ejzenštejniano del cosiddetto “montaggio delle attrazioni”, contaminazioni tra arie popolari balcaniche e musica elettronica, sovrapposizioni tra figure umane e feticci inumani sul mito della femminilità, sino alla conclusione che intende ricomporre una motivazione catartica non convenzionale e in ossequio agli esperimenti dell’avanguardia teatrale come pratica significante di riflessione intellettuale.



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