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lunedì 15 luglio 2013

Articolo Grandangolo: COSA FARE AD AGRIGENTO QUANDO SEI MORTO?


Cosa fare a Denver quando sei morto” è un film del 1995 dove si narra di Jimmy “il Santo” ex

gangster, proprietario di un'agenzia, "Afterlife Advice", dove i malati terminali registrano in video messaggi d'addio per i loro familiari.  E ad Agrigento cosa fai quando sei morto? Non ti resta che fotografare una città terminale, scrivere su giornali che hanno il coraggio di ospitarti, registrare video, tramandare immagini, suoni, rumori per quelli che sopravviveranno, senza bisogno di capitalizzare con agenzie “Afterlife” oppure  semplicemente installando una mostra  fotografica che si può visitare presso la libreria Capalunga di via Atenea.  Il fotografo/a si chiama  Black Bacarra, ha 28 anni. “Sono nata ad Agrigento- scrive nella autopresentazione- e qui sono morta. Ho frequentato la scuola di fumetto di Milano e due corsi di fotografia. Mi occupo di manipolazione fotografica, in genere. Con questa mostra ho decretato la morte di Black Bacarra, insieme alla morte del cuore pulsante della mia amata/odiata città. Muore una parte di me. La parte intrisa di odio, rancore e dolore per far nascere dalle mie ceneri la mia più pura e vera essenza. I miei progetti, il mio percorso di vita, di studio, influenzano in tutto e per tutto la mia arte, dunque è arrivato il momento di morire, per rinascere con una nuova luce. Vorrei che fosse così anche per Agrigento. Con questo progetto ho voluto rappresentare la morte di uno dei centri storici più belli e ricchi di storia Siciliana. Mentre tutto scivola nel degrado più totale, il caos regna sovrano. Voglio fare qualcosa per chi come me vorrebbe un centro storico più pulito e degno di essere visitato, perchè merita, perchè è ricco di storia. Voglio pensare ed essere positiva, voglio pensare che ci potrà essere un domani migliore per questi luoghi. La storia va tutelata. Agrigento va amata non solo per la finta bella facciata, non solo per la VALLE DEI TEMPLI, per il mare, ma anche per le belle vie del centro storico, poichè in esso si concentra il cuore pulsante di una città abbandonata a se stessa. Vorrei che attraverso la bellezza dell’arte, ognuno di noi riflettesse su come dare il proprio contributo per far rinasce il centro storico, come una fenice che rinasce dalle sue ceneri”. E   più oltre in una nota di Rossella Turco che accompagna la mostra si legge a  d0epigrafe:”Riprendere il Centro Storico è Amare se Stessi, l’amore imprescindibile per il vero incontro con l’altro. Il centro ci appartiene, è nostro, è il cuore che non si deve lasciare a marcire sotto la pioggia del Tempo. Eaffinchè tutto non marcisca nella pioggia del tempo ci ha pensato anche Beniamino Biondi che su Grandangolo lancia una iniziativa destinata a mettere radici e a saldare gruppi ed etnie attraverso cultura, politica e architettura che non ha precedenti. Ovviamente-avverte Biondi- simili interventi necessitano di un’ampia partecipazione civile come pure di un più effettivo sostegno sia esso pubblico che privato: condizioni che, nei termini di liberi contributi economici o con una prestazione d’opera volontaria o ancora con la donazione di opere o materiali, si fanno necessarie e imprescindibili per un corretto coordinamento del lavoro e per una calendarizzazione programmata degli eventi e delle attività di recupero ambientale. In assenza di tali forme di
solidarietà, che debbono farsi occasioni reali di crescita personale e collettiva al di là di un generico e libresco amore per il Centro Storico, l’Associazione Culturale LabMura manterrà ugualmente la sua sede in questo quartiere come atto morale di ammonimento ed esortazione a futura memoria della città di Agrigento.  Una città che ha assunto forme di speculazione parassitaria arrivate a una misura aberrante, si sono calpestati i diritti della natura e della storia, si sono volute ignorare le caratteristiche fisiche del nostro paese e le sue caratteristiche storiche, con la conseguenza da un lato di costruire il falso gigante dell'Italia moderna e industrializzata con i piedi di argilla e dall'altro di avere non solo inferto a centri urbani come Agrigento ferite - dice la relazioneMartuscelli - difficilmente cicatrizzabili, ma di avere operato in questi centri urbani in modo tanto mostruoso (…) rappresentando certamente Agrigento un punto limite non soltanto del disordine edilizio ed urbanistico ma anche del malgoverno, della mancanza di giustizia nell'amministrazione, sarebbe veramente un fatto pieno di conseguenze drammatiche per le nostre istituzioni, per la Repubblica, per il costume del nostro paese, se proprio ad Agrigento e dopo Agrigento nulla dovesse accadere (…)”, è altrettanto vero il nostro (e di pochissimi altri) sentimento di non potere più tollerare che nulla accada. Per questa ragione, l’Associazione Culturale LabMura intende impegnarsi per una rinascita concreta del Centro Storico nella sua zona più degradata (non dimenticando il silenzio sul quartiere di Santa Croce e l’urgenza di un più serio dibattito sulla Cattedrale) insieme a tutti coloro che liberamente e con spirito di servizio contribuiranno ad impedire la reiterazione del reato politico e morale di disastro colposo per restituire ad Agrigento la città di Agrigento”.
 E guardate ad esempio come è diventata la Cattedrale di San Gerlando: una nostalgia iconica, lacerti di un tempo che fu, gigantografie a futura memoria appiccicate alla bellemeglio che rendono più amaro il ricordo della “bellezza”. Nelle foto che pubblichiamo ecco come si presenta quello che era l’ingresso-scalinata al turista curioso e all’agrigentino “vecchissimo “ come diceva  don Fabrizio principe di Salina a Chevally del “Gattopardo.  Davvero è  tempo di chiedersi “cosa fare ad Agrigento quando siamo morti”?

                                                                                                               Diego Romeo

1 commento:

  1. Per un artista la "sofferenza" è sempre stata spunto di rivalsa mai di cedimento. Persino la "morte" è accettata. A volte persino innalzata. Di solito, un uomo, quando "muore", altri uomini ne ricordano gli eventi. Di quell'uomo rimangono le imprese. Una testimonianza che distrugge la negatività stessa della "morte". Rimane indelebile un testamento che rivitalizza i "viventi".
    Detto questo mi pare tutto assurdo e non ha scusanti! Chi sbaglia paga e va in galera. Accettare con disumano rispetto della vita di non far nulla e di cedere agli eventi è inaccettabile! Ne ho piene le tasche degli "archetipi" di questa terra che vede l'uomo sempre perire. C'è una battaglia da fare. I codardi stiano a casa a morire.

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