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venerdì 13 dicembre 2013

Il grande spettacolo della resistenza del nostro Centro Storico


Se dovessi cantare una canzone che riguarda via Vallicaldi niente mi sembrerebbe più appropriato di The Great Gig In The Sky. Quando i Pink Floyd invitarono la cantante Clare Torry alle sedute di incisione spiegandogli che doveva cantare una canzone sulla morte, ma che doveva farlo senza alcun testo, la cantante restò inizialmente perplessa. Alla fine ne uscì con un lamento che valeva mille parole un lamento che aveva qualcosa di seduttivo, all'apice della canzone le grida, i singhiozzi, i gemiti orgasmici di Clare Torry evocavano "amplessi e suoni" da quartiere a luci rosse. Nonostante questo pezzo parli di morte e di delirio visionario d'un artista che stava impazzendo davvero. Un lamento simile a quello del nostro centro storico, sventrato, abbandonato, degradato lasciato solo ed in balia della follia, la follia delle scelte sbagliate un tempo, la follia di assurdi miraggi edilizi oggi. Scelte più cariche di assurdità se si pensa alla profonda crisi che sta attraversando il paese. E se i pazzi dovessimo essere noi a tentare contro ogni logica a voler risanare e portare alla vita un quartiere morto e per cui non è neanche stato celebrato il suo funerale? Lo si è negato e gli si è costruito a monito di passaggio dei muri, ognuno per ogni suo accesso. Quartiere morto, quartiere dimenticato, quartiere dei piaceri, quartiere di future speculazioni edilizie? Di sicuro è un quartiere morto, per cui l'eco del suo dolore postumo continua ancora oggi a risuonare per le orecchie distratte e pigre degli abitanti della Città. Il natale si stà avvicinando e come ogni anno il salotto della Città verra agghindato a dovere per celebrare la festività, e come ogni anno non si penserà al centro storico, salvo pochi piccoli presepi come oasi nel deserto. Ci penseranno alcuni gruppi di giovani ad attenzionare il nostro centro storico alle autorità, giovani visionari di Barrettiana memoria evidentemente non confusi dalle stesse nebbie lisergiche, ma da un altro tipo di ebrezza che crea anche quella dipendenza, il desiderio di vivere in una Città migliore, in una realtà diversa da quella attuale, una realtà che vede i cittadini e la città con un grado diverso e più alto di dignità di moralità di decenza. Giovani visionari come ultimo anelito di vita su un corpo morto, quello della città, quella del suo centro storico. Che sembra bisbigliare qualcosa forse, le sue ultime parole:
"Non sono spaventato dalla morte... in qualsiasi momento accada, non mi preoccupa. Perché dovrei essere spaventato dalla morte?"
"Non c'è ragione di essere spaventati, dobbiamo andarcene prima o poi"
"Non ho mai detto che ero spaventato della morte"
(Pink Floyd, The Great Gig In The Sky).

Giuseppe Greco

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