Se
dovessi cantare una canzone che riguarda via Vallicaldi niente mi
sembrerebbe più appropriato di The
Great Gig In The Sky.
Quando
i Pink Floyd invitarono la cantante Clare Torry alle sedute di
incisione spiegandogli che doveva cantare una canzone sulla morte, ma
che doveva farlo senza alcun testo, la cantante restò inizialmente
perplessa. Alla fine ne uscì con un lamento che valeva mille parole
un lamento che aveva qualcosa di seduttivo, all'apice della canzone
le grida, i singhiozzi, i gemiti orgasmici di Clare Torry evocavano
"amplessi e suoni" da quartiere a luci rosse. Nonostante
questo pezzo parli di morte e di delirio visionario d'un artista che
stava impazzendo davvero. Un lamento simile a quello del nostro
centro storico, sventrato, abbandonato, degradato lasciato solo ed in
balia della follia, la follia delle scelte sbagliate un tempo, la
follia di assurdi miraggi edilizi oggi. Scelte più cariche di
assurdità se si pensa alla profonda crisi che sta attraversando il
paese. E se i pazzi dovessimo essere noi a tentare contro ogni
logica a voler risanare e portare alla vita un quartiere morto e per
cui non è neanche stato celebrato il suo funerale? Lo si è negato e
gli si è costruito a monito di passaggio dei muri, ognuno per ogni
suo accesso. Quartiere morto, quartiere dimenticato, quartiere dei
piaceri, quartiere di future speculazioni edilizie? Di sicuro è un
quartiere morto, per cui l'eco del suo dolore postumo continua ancora
oggi a risuonare per le orecchie distratte e pigre degli abitanti
della Città. Il natale si stà avvicinando e come ogni anno il
salotto della Città verra agghindato a dovere per celebrare la
festività, e come ogni anno non si penserà al centro storico, salvo
pochi piccoli presepi come oasi nel deserto. Ci penseranno alcuni
gruppi di giovani ad attenzionare il nostro centro storico alle
autorità, giovani visionari di Barrettiana memoria evidentemente non
confusi dalle stesse nebbie lisergiche, ma da un altro tipo di
ebrezza che crea anche quella dipendenza, il desiderio di vivere in
una Città migliore, in una realtà diversa da quella attuale, una
realtà che vede i cittadini e la città con un grado diverso e più
alto di dignità di moralità di decenza. Giovani visionari come
ultimo anelito di vita su un corpo morto, quello della città, quella
del suo centro storico. Che sembra bisbigliare qualcosa forse, le sue
ultime parole:
"Non
sono spaventato dalla morte... in qualsiasi momento accada, non mi
preoccupa. Perché dovrei essere spaventato dalla morte?"
"Non
c'è ragione di essere spaventati, dobbiamo andarcene prima o poi"
"Non
ho mai detto che ero spaventato della morte"
(Pink
Floyd, The
Great Gig In The Sky).
Giuseppe
Greco
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